La Fascistizzazione Della Società


Centrale è la figura del capo, il duce del fascismo Benito Mussolini. Il capo non fonda il suo potere sul carattere sacro o legale della sua autorità, ma sulle sue presunte doti eccezionali che ne fanno una figura infallibile, l’unico punto di mediazione fra quegli nteressi sociali divergenti e contrapposti che il regime aveva preteso di annullare. Dal Futurismo e dall’estetismo in genere, l’ideologia fascista derivava tutta la sua passione per la teatralità, la gestualità, il rituale delle sue molteplici manifestazioni per mobilitare le masse. Più che le idee, dunque, innovative furono le tecniche di condizionamento: la pubblicità,i giornalini a fumetti, la radio e il cinema, le celebrazioni e le manifestazioni di massa, i "dialoghi dal balcone" del duce con il "popolo italiano" radunato in piazza, la valorizzazione nel lavoro manuale attraverso le molteplici interpretazioni del duce. I discorsi del duce erano trasmessi simultaneamente nelle scuole, nelle officine, nelle piazze di tutto il paese, attraverso altoparlanti. Ma un ruolo ancora più rilevante ebbero gli strumenti di comunicazione visiva. Fin dal 1931 il regime impartì alla stampa direttive molto precise, imponendo di improntare ogni giornale "a ottimismo, fiducia e sicurezza nell’avvenire", eliminando invece le notizie allarmistiche, pessimistiche, catastrofiche e deprimenti". Si cominciava a segnalare nel dettaglio non solo quali notizie dovevano essere censurate, ma soprattutto come si dovesse comunicare l’informazione. L’immagine inizialmente diffusa di Mussolini era quella dell’uomo di governo, brillante, sportivo, elegante; ma già agli inizi degli anni ’30 incomincia ad affermarsi un’iconografia imperiale, dove la testa isolata del duce è ingigantita o moltiplicata ossessivamente all’infinito dai fotomontaggi. L’immagine del duce era ormai onnipresente e onnipotente: era fotografato mentre trebbiava a torso nudo, fondava città con l’aratro, cavalcava focosi destrieri… Ma il documento fotografico doveva anche comprovare il rapporto di amore e di identificazione tra il duce e il popolo. Se l’immagine non promuoveva una rappresentazione decorosa o edificante della sua figura, doveva essere assolutamente censurata. Progressivamente il fascismo cercò di irreggimentare l’intera società al fine di ottenere assoluta obbedienza al suo duce. Fu cambiato persino il calendario, numerando gli anni dall’inizio dell’era fascista (1922) e il fascio littorio divenne l’emblema dello stato fascista. Le giovani generazioni, con la riforma dell’istruzione, non avrebbero conosciuto altra ideologia all’infuori di quella voluta dallo stato fascista Nell’amministrazione pubblica (uffici, scuole, università) l’iscrizione al partito e la partecipazione in camicia nera alle parate del regime erano indispensabili per fare carriera, mentre nelle aziende private la tessera. Era l’ineludibile premessa per ottenere un lavoro. L’organizzazione paramilitare della scuola, l'istituto dell'Opera Nazionale Balilla (O.N.B.) valse a monopolizzare, fin dalle prime classi elementari, il processo di formazione educativa dei giovani secondo il principio del "credere, obbedire, combattere", che tendeva a fare di ogni cittadino essenzialmente un "soldato", pronto a rispondere agli ordini e fedele esecutore delle direttive imposte dall'alto. Imbevuto di retorica, il fascismo creò una divisa per ogni italiano, dalla più tenera età fino alla maturità. Marciarono, sfilarono in ogni paese d'Italia, al grido di "Viva il Duce!", figli della lupa, piccole italiane, balilla, avanguardisti, giovani fascisti e fasciste, fascisti, donne fasciste e massaie rurali, salutando romanamente, battendo il passo romano. Nella scuola fascistizzata, l'insegnamento travisò la storia. Nacque la scuola di mistica fascista. L'obbedienza al fascismo divenne un obbligo per gli stessi professori universitari, ai quali venne imposto il giuramento come condizione per mantenere la cattedra. Era inoltre prescritto ai giovani un giuramento di fedeltà assoluta al regime con la formula: "Giuro di seguire senza discutere gli ordini del duce…" che veniva scritta sulla tessera consegnata insieme alla pagella. Oltre alla dottrina fascista imposta nelle scuole, una funzione importante era affidata all’educazione fisica, impartita da specifici professori di ginnastica con il compito della "preparazione politica, culturale, sportiva e principalmente militare del popolo". Per questo furono promosse numerose associazioni dopolavoristiche e anche lo sport ebbe un forte impulso con l’istituzione del Comitato olimpico nazionale italiano (Coni), quale strumento per stimolare la competitività e la formazione militare dei giovani. Per incrementare le nascite, fin dal 1927, un’apposita legislazione penalizzava i celibi con imposte sul reddito, mentre furono istituiti premi per le famiglie numerose. Nel 1935 fu stabilito che l’orario di lavoro terminava il sabato non oltre le ore 13, perché nel pomeriggio i lavoratori dovevano obbligatoriamente partecipare alle attività d’addestramento sportivo e paramilitare organizzate dal partito (Sabato Fascista). Nel 1938 venne proibita la "stretta di mano" nei rapporti pubblici e negli uffici. Al posto si doveva fare il saluto romano alzando la mano destra. Erano previste sanzioni contro i trasgressori. Nelle conversazioni s’impose l’uso del "voi" al posto del "lei" Agli organi repressivi il fascismo affiancava un’ampia e diffusa struttura propagandistica destinata a trasmettere i propri modelli ideologici fondati sul militarismo, sul patriottismo, su un a cultura nazionalistica che rifiutava ogni esperienza artistica straniera, sul maschilismo.
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